Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  lunedì 04 aprile 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Gli Stati Uniti d'Europa (6)

di Ernesto Rossi

La mancanza di una forza armata


IV. C’è infine chi ritiene che il fallimento della S.d.N. sia imputabile ad un difetto secondario, non essenziale, della sua struttura, e cioè al fatto che non disponeva di una forza propria per esercitare la polizia internazionale.

L’espressione “polizia internazionale”, quando viene adoperata in questo senso, è assai equivoca e porta facilmente fuori strada. Le operazioni di polizia sono esercitate esclusivamente nei confronti di singoli individui violatori della legge, e richiedono l’impiego di forze relativamente piccole, rappresentanti cioè di una piccola parte della popolazione e della ricchezza del paese, perché, in generale, i criminali non ottengono il consenso e l’appoggio dei loro concittadini.

Mentre un governo federale può far rispettare la legge con semplici operazioni di polizia, in quanto si trova davanti esclusivamente degli individui, la S.d.N. doveva far rispettare la legge degli stati, e per questo occorrevano non delle forze di polizia, ma delle operazioni militari, richiedenti l’impiego di forze molto ingenti, perché dirette contro tutti gli abitanti di un intero paese, tanto dei fautori come degli oppositori alla politica del loro governo. In tal modo si suscitava la resistenza di tutta la popolazione che si spingeva a far blocco col proprio governo, qualunque fosse la sua responsabilità.

Le operazioni militari, anche se potessero venire attuate, risultando tanto più costose ed avendo tanta minore probabilità di successo quanto più potente è lo stato che viola la legge, molto facilmente verrebbero decise per imporre il rispetto dell’ordine giuridico alle piccole potenze, non mai a quelle maggiori. Così il mantenimento dell’ordine internazionale sarebbe solo la ipocrita veste per mascherare l’egemonia degli stati più forti.

Inoltre voler costituire una forza armata a disposizione di una S.d.N. di cui faccian parte degli stati sovrani, è voler mettere il carro avanti ai buoi. Poiché le forze armate sono il mezzo per l’affermazione concreta della sovranità, nessun stato vorrà consentire alla creazione di un esercito internazionale capace di imporgli una volontà estranea alla sua.

E quand’anche si volessero dare, per assurdo, superate tutte queste difficoltà come si potrebbe praticamente organizzare un tale esercito? La nomina del comandante in capo, l’obbedienza dei soldati nei casi in cui dovessero applicare delle misure coattive contro i connazionali, la preparazione dei piani di guerra, sono tutte cose inconcepibili se non esiste un vero governo unitario, incaricato della difesa, se i soldati non hanno una cittadinanza superstatale che si traduca in un senso di fedeltà ad un tale governo, e, infine, se non viene eliminata ogni possibilità di guerra tra gli stati associati.

La S.d.N. ha fatto fallimento per le cause medesime per le quali fallì la Confederazione americana nel 1781:

“La verità essenziale – scriveva Hamilton, spiegando sul Federalist tali ragioni – è che una sovranità su stati sovrani, un governo sopra dei governi, una legislazione per le collettività invece che per gli individui, com’è un assurdo in teoria, così in pratica è sovvertitrice dell’ordine e dei fini della politica civile, in quanto mette la violenza al posto della legge, ossia la coazione distruttiva della spada al posto della pacifica e salutare coazione della magistratura”.

Il fallimento della Confederazione americana del 1781 – per la intelligenza e la capacità di uomini quali Washington, Hamilton, Franklin, Madison, che tutto il mondo ancor oggi onora – portò alla Costituzione federale del 1789, sotto l’egida della quale gli Stati Uniti d’America hanno raggiunto la loro presente grandezza e prosperità.


Spetta ora a noi far nascere, dal fallimento della S.d.N., la costituzione federale degli Stati Uniti d’Europa.

4. LA SOLUZIONE FEDERALISTA

Quando, per qualsiasi ragione, le guerre sono divenute endemiche tra i popoli, per passare dal regno della forza al regno del diritto, anche nei rapporti internazionali, l’unico rimedio possibile è quello dell’organizzazione unitaria che sottoponga i popoli stessi ad una sola sovranità.

Unità imperiale e unità federale


Tale organizzazione può prendere diverse forme.

Escludiamo senz’altro dalla nostra considerazione, perché non corrisponde all’argomento che ora ci interessa, la forma accentrata, con la quale diversi popoli si fondono in un unico stato, che provvede all’amministrazione di tutta la cosa pubblica con un solo governo e con una sola cittadinanza che dà a tutti eguali diritti. Questa forma può avere successo e consentire lo sviluppo di libere istituzioni – come è avvenuto in Italia nel primo cinquantennio dopo la sua unificazione – solo se abbraccia popoli che hanno una grande omogeneità etnica, una sufficiente somiglianza spirituale e di tenore di vita, un fondo di tradizioni, di letteratura, di religione comune.

1). Le forme di organizzazione che qui ci interessano sono:

Quella imperialista, che assoggetta tutti i popoli al governo di un unico popolo militarmente più forte;

2). Quella federalista, che forma un nuovo stato, al quale i singoli stati membri trasferiscono quegli attributi della loro sovranità che sono indispensabili per la gestione in comune di tutti gli affari di interesse generale, conservando i rimanenti poteri per risolvere indipendentemente i loro particolari problemi.

Entrambe queste forme di organizzazione possono portare alla eliminazione della guerra su tutto il territorio in cui si estendono. Ma la prima incontra la resistenza di tutti i popoli consapevoli del valore della propria autonomia, e – quand’anche, col ferro e col fuoco, riesca ad unificare i popoli più diversi in una comune servitù – fa perdere il contributo che ciascuno di essi avrebbe potuto dare al progresso dell’umanità con l’apporto del suo genio e della sua storia. La seconda consente ai popoli più differenti per razza, per religione, per linguaggio, di convivere pacificamente – così come vediamo in Isvizzera – senza rinunciare all’autonomo sviluppo della loro individualità. E’ la soluzione liberale per eccellenza: quella a cui tutti gli uomini di tendenze progressiste, che si pongono il problema di come uscire dall’attuale marasma, eliminando l’anarchia internazionale, per assicurare ai diversi popoli le condizioni necessarie alla vita delle loro libertà.

Caratteristiche dell’organizzazione federale

Le unità-base dell’organizzazione federale sono gli individui, non gli stati. Il governo federale è composto, non di delegati dei governi dei diversi stati, responsabili verso tali governi, ma di rappresentanti scelti da tutti coloro che, oltre ad essere cittadini degli stati membri, sono cittadini della federazione; e verso tali cittadini essi sono responsabili.

In conseguenza la costituzione mette sotto la salvaguardia federale quei diritti che sono la premessa indispensabile per l’esercizio delle libertà politiche. Non è concepibile uno stato membro di una federazione con un regime totalitario, che impedisca la vita dei partiti di opposizione ed abolisca la libertà di stampa e di associazione; i cittadini altrimenti non sarebbero in grado di eleggere i loro rappresentanti al governo federale.

Poiché la federazione è un vero stato, non una semplice alleanza fra stati sovrani, la sua costituzione associa in modo irrevocabile tutti i popoli che entrano a farne parte; nessun popolo ha il diritto di recedere dalla associazione per riacquistare la sua completa indipendenza sotto il suo particolare governo.

Il fatto che le unità-base della federazione sono gli individui, e non gli stati, consente l’applicazione del principio democratico nelle deliberazioni delle assemblee legislative, e porta le forze in contrasto a schierarsi a seconda dell’indirizzo politico, invece che a seconda dell’appartenenza ai diversi stati nazionali. Le campagne elettorali per le cariche federali trascendono i limiti degli stati ed i rappresentanti dei medesimi partiti, nelle assemblee legislative, votano insieme indipendentemente dalla loro cittadinanza nazionale; il socialista appoggia il socialista di un altro stato membro della federazione, contro il conservatore suo connazionale, ed il conservatore è appoggiato dai conservatori degli altri stati contro il socialista suo connazionale. E’ questo il più saldo fondamento della unificazione, in quanto la comunanza di sentimenti e di interessi nei partiti, che estendono la loro azione su tutto il territorio federale, rappresenta il miglior rimedio contro le prevenzioni, gli odii e le borie nazionalistiche.

Nei limiti della sua competenza, la federazione ha una giurisdizione diretta su tutti i cittadini. E’ questa la prima ragione del grande successo della costituzione americana del 1789. Quando il governo centrale doveva servirsi degli stati come intermediari per raccogliere le imposte, per arruolare i soldati, per fare eseguire le sentenze dei giudici, la sua efficienza dipendeva dal buon volere dei singoli governi, e le loro gelosie, i loro egoismi, avevano portato la confederazione sull’orlo del disastro, nonostante il grande valore e l’enorme prestigio del suo capo. “Influence is not government” – lamentava Washington, constatando che il sistema gli impediva di ottenere i soldati, i rifornimenti, i denari, che i delegati degli stati avevano pur consentito per la lotta comune contro l’Inghilterra. E, ristabilita la pace, le finanze andavano a rotoli, scoppiavano rivolte da tutte le parti, non si riusciva a pagare né i debiti, né le pensioni ai soldati, le potenze straniere non rispettavano gli accordi conclusi e trattavano direttamente con i singoli stati. L’anarchia già faceva nascere il pericolo di una dittatura, della instaurazione di una tirannide. Solo la creazione di organi alle dirette dipendenze del governo centrale per imporre il rispetto della legge nell’ambito dei diversi stati sventò tale pericolo e dette veramente corpo all’unità americana.

I compiti della federazione

La federazione nasce principalmente per assolvere a questi tre compiti: le relazioni con l’estero, la difesa del territorio e la tutela della pace nell’interno della federazione. Deve quindi avere.

1). un governo, al quale sia riservata la politica estera;

2). un esercito, agli ordini di tale governo, in sostituzione degli eserciti nazionali;

3). un tribunale supremo, che giudichi tutte le questioni relative all’interpretazione della costituzione federale e risolva le eventuali controversie tra gli stati membri, e fra gli stati stessi e la federazione.

Non è qui il caso di esaminare i problemi costituzionali relativi alla creazione di un ordinamento federale: sistema della camera unica, o sistema bicamerale; potere esecutivo composto di un gabinetto scelto dalla camera o di un presidente scelto direttamente dai cittadini; forma di rappresentanza; modo di nomina della magistratura federale; procedura per le modificazioni costituzionali, ecc. Né è possibile determinare a priori quali compiti, oltre quei tre fondamentali, sia conveniente affidare alla federazione. La divisione tra i poteri dello stato federale e i poteri degli stati membri risulta necessariamente diversa a seconda delle circostanze politiche in cui viene a formarsi, a seconda dell’ampiezza dell’area sulla quale si estende, a seconda della maggiore o minore omogeneità dei diversi popoli che la compongono, del loro spirito di indipendenza, e di molti altri fattori che non sono prevedibili in termini generali. Possiamo però osservare che lo stato federale non sarebbe in grado di assolvere ai tre compiti sopra elencati se non avesse almeno il controllo sul commercio internazionale, sui movimenti migratori, sulla moneta e sull’amministrazione delle colonie; mentre altri compiti – quali la pianificazione delle grandi vie di comunicazione, la distribuzione dell’energia elettrica, la legislazione commerciale, la lotta contro i monopoli, ed una parte della legislazione sociale – potrebbero essere assolti assai meglio da organi federali che dagli organi dei singoli stati.

L’unificazione economica dà vigore all’unificazione politica, I vincoli federali si consolidano tanto più facilmente quanto più sono sostenuti da interessi economici che ne traggono vantaggio: creando fin dalle origini dello stato federale un complesso di tali interessi gli si permette di affondare subito le radici nel terreno più saldo, in modo da renderlo poi capace di resistere all’infuriare delle tempeste.

(6. segue)